Il logo di Volvo, nel corso degli anni, si è trasformato perseguendo sempre l'obiettivo dell'evoluzione continua.
Nata del 1927 a Göteborg, Volvo è sinonimo di qualità svedese riconosciuta in tutto il mondo soprattutto per la casa automobilistica Volvo Cars che, insieme a Gruppo Volvo, ha contribuito a diffondere il concetto di sicurezza in tutte le case, o meglio, in tutte le strade.
Le origini del marchio, registrato ben 16 anni prima della fondazione dell’azienda, sono molto più antiche. Il termine “volvo”, dal latino volvere,(“rotolare”, “scorrere”) è stato scelto per indicare movimento e dinamicità, attributi identificativi della produzione di auto e attrezzature per il trasporto.
Il primo logo comparso sulla prima automobile prodotta dalla casa, la Volvo ÖV 4, riprendeva i caratteri tipografici tradizionali dell’epoca inserendoli in un contesto ovale blu, scontornato da una linea ramata: le forme tondeggianti ricordano le origini di Volvo, sussidiaria di SFK, una fabbrica produttrice di cuscinetti a sfera. Il marchio era sorretto da un nastro con l’indicazione geografica per valorizzare il territorio di origine.
L’iconico cerchio con la freccia, invece, veniva utilizzato solo sulla griglia dell’auto al centro della maschera frontale.
Il marchio cambia pittogramma introducendo con forme eleganti l’antico simbolo alchemico del ferro, materiale ampiamente impiegato in Svezia nella produzione per via della sua ottima resistenza. L’elemento dalle tre linee sottili che attraversa l’anello riprende simbolicamente il concetto di movimento e visivamente la griglia del radiatore. L’introduzione del colore rosso in contrasto con l’argento riflette, invece, la passione e la potenza di Volvo.
Ed è proprio questa versione a gettare le basi della brand identity che tutti noi conosciamo.
La prima versione minimalista compare in questi anni. Linee sottili, pulite e moderne associate ad una palette colori ridotta al solo colore blu costituiscono il nuovo logo di Volvo, emblema della mascolinità, che inizierà ad essere impiegato anche senza il suo pittogramma (fig.2) fino al 2020.
L’identità visiva è essenziale ma molto forte per quegli anni di radicali trasformazioni sociali.
Nel nuovo millennio sono i colori metallizzati e i giochi di luce, ombre e sfumature a donare l’effetto 3D. Un design voluminoso, massiccio e statico dove l’argento torna a prevalere sottolineando la correlazione con la materia prima, il ferro. Il blu è destinato alla placca che contiene il marchio, disposto al centro e non lateralmente come nella versione del 1930.
Modernità non solo stilistica ma anche concettuale: stabilità e sicurezza diventano i valori predominanti.
La versione più breve della storia ha la particolarità di stimolare e combinare i diversi organi di senso. La consistenza lucente e liscia dona l’impressione di una superficie fredda al tatto.
Nonostante Volvo l’abbia alleggerita dalla volumetria della versione precedente, nel complesso è possibile percepirne ancora il peso e la solidità.
È il ritorno alla semplicità. In questa versione il colore è unificato, niente sfumature o superfici specchiate. La profondità è data da una leggera ombra interna al cerchio e dalla collocazione della targa blu scuro esattamente entro i confini definiti dalla circonferenza interna.
Questa sarà l’ultima volta in cui Volvo darà tridimensionalità al suo logo.
L’ultimo restyling con il quale Volvo si presenta sul mercato è un’evoluzione dell’immagine tradizionale che mantiene intatti i suoi elementi costitutivi, il cerchio e la freccia, che da sempre hanno accompagnato la narrazione del brand associandolo ad uno degli ideogrammi più antichi e conosciuti della cultura occidentale, il dio Marte.
Stilizzazione e riduzione della palette colori seguono, infatti, le ultime tendenze dell’era contemporanea riflettendo ampiamente l’approccio innovativo e progressista dell’azienda.
Possibile che il mondo dell’auto elettrica abbia spinto molti brand a rinnovare la propria brand identity?
Sei interessato a conoscere la storia dei loghi più famosi? Leggi tutti gli articoli nel nostro blog: la Storia dei Loghi.