Questa sezione comprende: il logo ed eventuali versioni dello stesso, la costruzione, l’area di rispetto e le dimensioni minime.
Nell’immagine in alto vediamo la versione orizzontale e verticale del logo Asana (trovate qui il brand manual). Sotto, invece, la costruzione del logo Uber (qui il brand manual).
Quella dei colori è una sezione fondamentale, talvolta ricordiamo in maniera approssimativa la forma di un logo ma perfettamente il colore. In queste tavole vanno definiti i colori primari, la palette secondaria e le combinazioni cromatiche, così come ha fatto Cisco nel suo brand identity manual digitale (lo trovate qui). Per ciascun colore è necessario indicarne l’utilizzo ed esprimerne i valori in CMYK, RGB, HEX e Pantone.
Nel manuale vengono specificati i font che accompagnano il brand.
In genere si ha un font prescelto per “caratterizzare” l’identità visiva, a partire dal logo. Questo font viene utilizzato per riprodurre tutti i testi con valore di titolo. E un font definito “body copy font” utilizzato per comporre i testi che non hanno valore di titolo, vale a dire le parti descrittive degli annunci e delle comunicazioni “below the line”.
Ma c’è chi è andato oltre: Airbnb oltre ad averlo creato il suo font, gli ha destinato un sito. Noi, dal canto nostro, gli abbiamo dedicato un articolo che leggete qui.
Le regole con cui il marchio deve essere riprodotto spesso si dividono nelle seguenti sezioni: errori da evitare, utilizzo su fondi colore e su immagini.
È fondamentale mantenere integro il marchio. Spesso è vietata ogni alterazione alla forma, alle proporzioni o all’orientamento del logo. Gli errori da evitare più comuni sono: il troncamento, la dilatazione o la compressione del logo; la somministrazione del logo privo di codici accessori, obliqua, con colori diversi da quelli istituzionali oppure con font diversi dagli istituzionali.
Per quanto riguarda la riproduzione del logo, col colore istituzionale, su sfondi colorati o su immagini è consentita purché la leggibilità non sia compromessa. Di frequente, per ovviare a questo problema, si ricorre alla versione al tratto, positiva o negativa.
L’immagine sopra riporta gli errori da evitare del brand Pony.
Le linee guida possono includere il sistema iconografico del brand.
Audi, nel proprio brand manual online (lo trovi qui), mette a disposizione l’intera libreria di icone in vari formati.
Nell’immagine sopra la tavola dedicata al tone of voice di Skype. Qui trovi l’intero brand identity manual .
Il tone of voice è “come” l’azienda comunica, il suo carattere. Skype definisce il proprio semplice, umano e umoristico.
Le regole di un brand identity manual riguardano anche la scelta e il trattamento delle immagini.
Se si tratta di illustrazioni o fotografie, se sono create ad hoc o selezionate da una banca immagini. Nell’esempio il brand Foursquare decide per l’uso di immagini fotografiche con un viraggio che mixa due dei suoi colori primari.
In questa sezione si esprime il potenziale del brand, applicandolo sui più svariati strumenti di comunicazione. Dalla modulistica (carta intestata, buste, cartellette, biglietti da visita, …) ai materiali digitali (sito web, banner, social network, DEM, …), dalla segnaletica ai gadget (magliette, gioielli, penne, zaini, …). Le immagini sopra sono degli esempi riguardanti il brand Juventus (di cui potete leggere la storia qui).
Abbiamo capito come di brand identity manual ne esistano di poche pagine come di centinaia, cartacei o digitali. Ma una cosa in comune c’è: la coerenza visiva col brand, per il quale sono uno strumento indispensabile.